Ogni intervento di chirurgia estetica regala dei miglioramenti a volte veramente radicali ma…lasciano spesso cicatrici più o meno nascoste che ne riducono fortemente il valore. La chirurgia a mosaico (Mosaic Surgery), tecnica di microchirurgia messa a punto dal dottor Carlo Alberto Pallaoro, permette di ridurre al minimo se non eliminare le tracce della chirurgia della bellezza
Il dilemma è più belli ma con cicatrici evidenti? Non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Per lo meno fino all’avvento della Mosaic Surgery. Prima chi si operava, migliorava sì la propria immagine ma doveva accontentarsi in cambio di uno o più esiti cicatriziali, ammirevolmente ridimensionati negli ultimi tempi, ma pur sempre visibili. Ora però si volta pagina e la chirurgia estetica diventa chirurgia “scar free”, ovvero senza cicatrici esteticamente rilevanti, grazie alla “Mosaic Surgery”, ideata dal dottor Carlo Alberto Pallaoro, specialista in chirurgia plastica a Padova. Una tecnica innovativa, che consente di sostituire – già a due mesi dall’intervento chirurgico – il tessuto cicatrizzale con tessuto “sano” prelevato da zona donatrice nascosta.
Cicatrici: Via quei brutti segni
Il limite della chirurgia estetica è che ci fa belle facendoci anche un po’ brutte.
Ad esempio per sollevare un seno caduto portandolo alle forme canoniche desiderate sono necessarie delle incisioni che lasciano cicatrici talmente evidenti che…ci fanno pensare e ripensare prima di decidere. Nell’ultimo decennio, la ricerca scientifica si é molto attivata per ridurre al minimo la visibilità delle cicatrici, mettendo a punto sofisticate tecniche di sutura ed innovativi strumenti chirurgici. Un balzo in avanti, ma non il taglio del traguardo. Con la “chirurgia a mosaico”, oggi è invece possibile sottoporsi all’intervento programmando già da subito una serie di sedute di microchirurgia che progressivamente elimineranno il tessuto cicatrizzale. Una conquista che rende la chirurgia estetica ancor più accessibile e che rassicura tutte quelle persone che hanno finora rinunciato a diventare “più giovani e belle” proprio per il timore di esiti cicatriziali troppo estesi e manifesti.
Il bello di non lasciare traccia
La diretta conseguenza di un intervento chirurgico (e la chirurgia estetica non fa differnza) é il fisiologico processo cicatriziale attivato al fine di sigillare i lembi di cute “aperti” durante la procedura chirurgica. Per comprendere come la mosaic surgery riesce a “cancellare” una cicatrice, forse é utile utilizzare pensare al corpo come ad un enorme e meraviglioso mosaico costituito da tasselli di cute. L’asportazione e la sostituzione dell’esito cicatriziale possono essere quindi paragonate ad un certosino lavoro artistico. “Il tessuto cicatriziale – spiega il dottor Carlo Alberto Pallaoro – viene gradualmente asportatato con un preciso drill ad alta velocità (il Trilix) e sostituito con microtesserine di derma in perfette condizioni.” A differenza della chirurgia tradizionale, la microchirurgia impedisce l’innescarsi di un importante processo di cicatrizzazione, con il risultato che le cicatrici, anche di dimensioni estese, vengono asportate senza lasciare segni esteticamente rilevanti.
Mosaic per le cicatrici: Quando sì e quando no
La mosaic surgery può essere praticata già a due mesi dall’intervento chirurgico. Nulla toglie comunque di poterla applicare anche su cicatrici di vecchia data, formatesi in seguito ad un intervento di chirurgia estetica o di altra tipologia, ma anche a causa di un qualsiasi evento traumatico. “L’idoneità alla microchirurgia – precisa il dottor Pallaoro – viene confermata nel corso della visita preliminare, che dovrà ad ogni modo escludere la tendenza della cute ad un tipo di cicatrizzazione ipertrofico-cheloideo. Nel caso che durante la visita rimangano dubbi si realizza un test per verificare la bontà della cicatrizzazione.”
TRILIX, VELOCITÀ E PRECISIONE
Lo strumento che rende possibile la Mosaic Surgery é il Trilix, un drill di microchirurgia ad alta velocità (40.000 giri/minuto) calibrato per microasportazioni di derma del diametro di appena un solo millimetro. Il Trilix viene utilizzato anche per il prelievo della tesserina cutanea “donatrice” e per la sua collocazione nella nuova sede.